Poco distante da casa mia si trova uno dei pochi mìtrei rimasti in Italia, templi del culto del dio Mithra. Una presenza antica di secoli scomparsa gradualmente per vari motivi tra cui l’imporsi del culto cristiano, le cui origini, tuttavia, si perdono nell’antichità. Il mitraismo era un culto misterico, quindi nessuno al di fuori ne riceveva gli insegnamenti più profondi; proprio come era pure per i primi cristiani, in realtà. A un certo punto, attraversando il Mediterraneo, sembrerebbe che quella prima natura del cristianesimo si convertì però ad ambizioni più ampie: diventare un culto per tutti e alla luce del sole. Per fare questo, si è dovuto mettere da parte l’aspetto intimo degli insegnamenti di Cristo, che prevedevano un’evoluzione graduale del praticante a conoscenze più profonde e segrete. Le conoscenze più profonde, infatti, sono segrete perché non possono essere comprese e accolte se prima non ci sia stata una preparazione. A questo fine, il culto cristiano si è concentrato su messaggi che potessero venir accettati da chiunque trattando di una salvezza dal male che sarebbe acquisibile per il semplice crederci. Una pratica, invece, ha senso se il praticante fa qualcosa, al massimo crede quando “facendo” diventa consapevole; ed è la consapevolezza a trasformarlo.
Com’è noto, il Cristianesimo, per quest’intento di universalità, si è presentato al cospetto dei popoli sovrapponendosi ai culti già esistenti: visitare e conoscere un mitreo è utile proprio per individuare ciò che fa parte di una credenza esteriore e dove dirigersi per rinvenire i messaggi più autentici e funzionali. Infatti, il mitraismo era uno dei culti principali anche nella penisola italiana. Giusto per capirsi: il dio Mithra è portatore di luce e vita, nasce (per la salvezza dell’uomo) da una vergine concepita da Dio e nella notte fra il 24 e il 25 Dicembre in una grotta, resuscitò dopo la morte (avvenuta all’età di 33 anni). E tutto ciò più di mille anni prima di Cristo. Lo speleologo che ci accompagnava nella grotta del mitreo, ci fa notare il bassorilievo raffigurante una figura maschile che indossa un copricapo da sacerdote che rassomiglia a quello che ancora oggi indossano i vescovi cattolici (che appunto si chiama mitra).
Vi sentiti un po’ confusi ora? Ma queste osservazioni non vogliono portare caos o far sospettare che non ci sia affidabilità nei percorsi spirituali, semmai consideriamo la religione, grazie a queste capacità di propaganda e fusione, un modo per poter avvicinare le persone a qualcos’altro. E a quel “qualcos’altro” ci si può recare superando anche questo primo approccio che sembrerebbe solo finalizzato all’iniziale contatto e al sollievo per chi voglia essere semplicemente sollevato dalle angustie della vita…
Perdere la sicurezza sulle cose che si crede di sapere è un dono inestimabile perché ci aiuta a imparare a farcela da soli, a non appoggiarci ad alcun supporto. Essere convinti che una cosa sia in un modo e che non possa cambiare, come le nostre credenze, tradizioni e abitudini è un modo per trovarci all’interno di programmi decisi da altri senza magari neppure rendercene conto… Cosa succede quando scopriamo che possiamo muoverci al di fuori?
Ecco perché è un artista che condivide cose spirituali e il Vangelo, perché in esso si parla di come “deprogrammarsi” e non di come chiudersi dentro a nuovi condizionamenti…
Nessun commento:
Posta un commento