20/11/24

Presentazione Vangelo Pratico a Romans d'Isonzo (Gorizia)

“Vangelo pratico” è il saggio che l’artista Enzo Comin ha scritto per descrivere la visione di una strada per raggiungere una maggiore conoscenza di sé, di come funzioniamo e di come funziona la realtà. Questo perché l’arte può essere vissuta come facilitazione per tale consapevolezza, e infatti è da sempre adoperata per rappresentare mondi astratti e interiori. Potremmo dire spirituali. È così che per condividerlo in un libro, l’artista ne parla utilizzando il linguaggio spirituale dell’Occidente: il Vangelo. E in questo modo, diventa più di un libro: una pratica creativa…

Presentazione con l'autore.

Presso:

MANINARTE

atelier di Manuel Grosso

via xxv maggio 42 c, Romàns d'Isonzo


Info: https://www.facebook.com/events/589515920161670?active_tab=about

Manuel Grosso: http://www.manuelgrosso.it

 



21/10/24

Intervistato sull'arte, il romanzo ARMONIA DELLE RESISTENZE, la fanzine THE JOURNEY

Intervistato sull'arte, il romanzo ARMONIA DELLE RESISTENZE, la fanzine THE JOURNEY 

per StoryTime in programmazione su Radio Canale Italia.

L'intervento sarà disponibile il giorno 22/10/2024 dalle ore 10:00 alle ore 24:00 in modo continuativo.

Potrà essere ascoltato attraverso il seguente canale:

   https://canaleitalia.it/radio/

e cliccando sul banner ‘Ascolta Radio StoryTime’. 


Per conoscere la mia arte: https://linktr.ee/enzo.comin
La fanzine THE JOURNEY: https://thejourneyzine.blogspot.com/
Il romanzo ARMONIA DELLE RESISTENZE: https://www.amazon.it/dp/B0DHMWLYLZ/ref=sr_1_2?dib=eyJ2IjoiMSJ9.B-UYkzOMHiGs8SFz-71XO91-d-EFf1i_iXvY86Ke5ilWaGnNd41JsqWO8SZjl4eTsvBv82ascCIgWCbGFnK3r9CtoB6oD_Bg6K-GRhzBWrI.SSU5G9zTyYmjnTmRPE0TiAQwgu8dqrja7DKlnhbJIAU&dib_tag=se&qid=1726909399&refinements=p_27%3AEnzo+Comin&s=books&sr=1-2




14/10/24

IL KARMA INVERSO: Proposte per un nuovo punto di vista sul destino e sull’affrontare la sofferenza

Un piccolo ma utile testo per chi si fa delle domande...

Un supporto a Vangelo Pratico.

Maggiori info.


Karma è un termine che non appartiene alla cultura occidentale, eppure ormai ha conquistato collocazione e attenzione nelle riflessioni più profonde come per quelle più banali. Addirittura, a volte vi si ricorre perché non si trovano parole equivalenti nella nostra lingua e così, per brevità, scegliamo karma e i nostri ascoltatori sembrano comprenderci al volo. Ma che cosa si intende con questo termine quando lo usiamo e, ancora più importante, cosa significa nel suo contesto originario?

Con Il karma inverso, non si vuole proporre uno studio sul fenomeno del karma o una comparazione con la nostra cultura occidentale, ci sono tanti lavori che esauriscono queste necessità compilati da studiosi più competenti dell’autore. Questo piccolo e semplice saggio intende mostrare una visione di una vita vissuta se si individua in un modo più intuitivo ed efficace il concetto di karma.

Ciò che è importante è l’aspetto pratico, anche di concetti astratti, al fine di osservarli effettivamente e non come se fossero qualcosa di virtuale e speculativo. L’autore l’ha fatto, e ciò che ha scoperto è un’applicazione alla quotidianità che facilita una maggiore conoscenza di sé, di come funzioniamo e di come funziona la realtà. Tutte conquiste che portano a una accresciuta consapevolezza nelle proprie decisioni. Perché karma è la catena che lega causa ed effetto.

E, quindi, sapere come affrontare la sofferenza quando ci capiterà. Farle fare una inversione di marcia...



Anche in versione ebook.





14/09/24

SCRITTORI IN-CHIOSTRO

Sei gentilmente invitato a un evento letterario molto particolare. Si potranno incontrare un gruppo di scrittori e parlarci sorseggiando una selezione di vini, nel bellissimo contesto dell'antico chiostro del convento di Cividale del Friuli. Io sarò presente per raccontare del mio saggio "Vangelo pratico" e del nuovo romanzo.

Venerdì 20 Settembre 2024
ore 18:00

Maggiori dettagli qui.



13/09/24

SINOSSI di ARMONIA DELLE RESISTENZE

Nella narrazione di ARMONIA DELLE RESISTENZE vengono ospitati episodi di vari abitanti di una città italiana. Le esperienze che essi vivono potrebbero essere riconosciute come tipiche o ordinarie in una vita, seppure si intrecciano tra di loro: relazioni che cominciano e altre finiscono, donne che ritrovano sé stesse, un adolescente che matura, un prete che cerca di vivere appieno la sua ricerca spirituale... Eppure, sono avvenimenti che si colorano di note fantastiche per un dettaglio imprevedibile che rende quel mondo unico e per cui qualsiasi normalità è influenzata. Questo dettaglio è la convinzione diffusa tra le persone che sia possibile ottenere delle indicazioni sul proprio avvenire, e quindi sulla propria vita e il proprio destino, attraverso la lettura casuale di una frase scelta a caso da un libro. È come se fosse un rito che permetta di intercettare dei suggerimenti tagliati su misura per sé da qualcosa di immensamente più grande. Questa utopia viene vissuta in modo positivo dalla protagonista, Nanà, perché permetterebbe intuizioni sincere per prendere decisioni, e in modo negativo da Francesco che identifica ciò come una privazione della libertà a guisa di una nuova rigida religione. Il mondo interiore dei personaggi prevale quindi sulla narrazione di ARMONIA DELLE RESISTENZE nel tentativo di chiarire se le proprie scelte sono influenzate da questa pratica o se essi si sentono veramente liberi. Fin dai primi capitoli si vive l’incontro e lo scontro di due mondi: la fede nell’ineluttabilità del destino e l’opposto; questi, impersonati da Nanà e Francesco, diventa una storia d’amore, costantemente in bilico su quale dei due spicca sull’altro. Lo scopo del romanzo è sollevare il tema dei condizionamenti personali e sociali e di quanto questi possano determinare la possibilità per l’individuo di realizzarsi e conoscersi veramente nel profondo. In un mondo in cui sempre più ci si può sentire spersonalizzati tramite l’uso della tecnologia, il paradosso che porta un mezzo di comunicazione ancestrale come un libro quando usato come profetico deve passare per delle rivoluzioni personali. I colpi di scena presenti nella narrazione sono causati dall’aver effettivamente scritto la narrazione a seconda dell’esito ottenuto dalla lettura di frasi scelte a caso da libri quando lo stanno facendo i vari personaggi lungo la storia. La voce narrante racconta in terza persona e in alcuni passaggi esprime delle personali inattese opinioni sugli stati mentali dei personaggi come se fosse nella posizione di poter osservare ed essere consapevole di tutto; come se fosse quell’immenso che pervade ogni cosa, di cui i personaggi sono alla ricerca con la lettura delle frasi dai libri.

Armonia delle resistenze

Con piacere comunico che il mio primo romanzo è in stampa, per la casa editrice Lifebooks. Si intitola "Armonia delle resistenze" e si potrà ordinare in tutte le librerie, anche online, a partire dal 23 settembre.

Può venire letto come una trasposizione letteraria del saggio "Vangelo pratico"

ARMONIA DELLE RESISTENZE conduce nel profondo di vite che possono essere riconosciute come tipiche o ordinarie: relazioni che cominciano e altre finiscono, donne che ritrovano sé stesse, adolescenti che maturano, un prete che cerca di vivere appieno la sua ricerca spirituale… Eppure, sono avvenimenti che si colorano di note fantastiche per un dettaglio che rende quel mondo unico e per cui qualsiasi normalità è influenzata: la convinzione diffusa tra tutte le persone che sia possibile ottenere delle indicazioni sull’avvenire, e quindi sulla propria vita e il destino, dalla lettura casuale di una frase da un libro. È come se fosse un rito che permetta di intercettare dei suggerimenti tagliati su misura per sé da qualcosa di immensamente più grande. Ma se ci accorgessimo che non rispettano i nostri piani, come faremmo ad accettarli? Quella che può sembrare la chiave per la felicità, si trasformerà in una resistenza al destino.




21/05/24

LA DANZA DEL LABIRINTO

Nell’osservare una società che stimola le persone alla razionalità e all’esteriorità, e in vista di abitudini che porteranno le persone ad essere sempre più rivolte al virtuale e alla staticità, il corpo si dimostra come una vera risorsa che abbiamo a disposizione per poter sperimentare qualcos’altro. Ovvero, la creatività, l’interiorità e, di conseguenza, una conoscenza di sé e, chissà, anche dell’assoluto. Paradossalmente, lo strumento che potrebbe accompagnarci verso l’immateriale e il profondo è proprio ciò che in tutti noi comporta il legame con la materia e la terra: il proprio fisico.
Il corpo, infatti, non può nascondere quanto in realtà non vediamo in noi perché ci distraiamo o perché non abbiamo tempo per una introspezione. Oppure perché preferiamo accantonare quanto di noi non ci piace e crea delle ombre. Ecco che allora, quando lo muoviamo, il corpo scuote anche il nostro interno e, come un possente lago che è quieto solo in superficie, fa emergere tutto ciò che fino a un attimo prima vi lasciavamo immerso… o ignoravamo perché non visibile. Pertanto, non solo essere ciechi al proprio mondo interno risulta perché si è costantemente distratti, ma anche per un’abitudine a difenderci da ciò che giudichiamo non accettabile…
Addirittura, la tecnologia che sempre di più ci permette di raggiungere contatti e conoscenze, ci si rivolta contro condizionando le scelte personali oppure impigrendoci o mantenendoci stimolati in qualcosa d’altro… che non siamo noi. In effetti, sarà soltanto quando affronteremo ciò che siamo, quindi anche ciò che non conosciamo o non vediamo di noi stessi, che potremo davvero conoscerci.
Che la mente ci porti pure a ragionamenti lontani, pavidi o che distolgono l’attenzione, ma le nostre unicità, paure, tendenze e i personali ostacoli non possono essere celati al corpo. Muovere il corpo, pertanto, corrisponde al sommuovere le acque di quel lago interiore che abbiamo in noi. E così, ciò che siamo emerge e potremo incontrarlo; e, senza dover per forza giudicare cosa questo significherà, se si vorrà si potrà anche esserlo. Essere sé stessi… però la propria vera essenza, non ciò che appariamo nella società.
Essenza che è mantenuta nel nostro corpo, al di là di quel che facciamo o crediamo nella vita di tutti i giorni. È sufficiente invitarla, senza giudicare, cominciando a muoversi in libertà. Ne LA DANZA DEL LABIRINTO, ti verrà proposta una musica, la quale è creata per danzare in una danza che è un movimento libero. Una musica e una danza che non sono per un semplice divertire, intrattenersi e passare il tempo, ma condividere una suggestione di conoscenza personale. Così facendo, infatti, non ci sarà un modo giusto o sbagliato di muoversi e di ballare, perché i movimenti non rispecchieranno uno stile che abbiamo deciso… ma la propria interiorità che spontaneamente verrà a galla. Se è una via per conoscersi ed essere sé stessi, allora starai danzando te stesso… e solo tu puoi farlo. E nessuno potrà giudicarlo giusto o sbagliato.
Perciò, giudicare quello che si fa, preoccuparsi del giudizio altrui, ma anche l’essere così condizionati dalla società da non avere tempo per sé sono tutte ideali modalità per rimanere immobili… Ma anche se tu credessi che si possa pure vivere stando fermi, fai attenzione che la musica starebbe comunque suonando. E ti staresti perdendo un ballo… che solo tu potrai fare.
Accostiamoci al cerchio attorno al dj, lasciamo che con spontaneità il corpo inizi a seguire la musica… Attorno a noi, non ci sarà nessuno a giudicarci, ma colori, pittura e profumi che ci forniranno nuove e personali indicazioni…



Vèstiti di poesia

Vèstiti di poesia 

Come abitanti di una società devota alla tecnologia e al virtuale, ci siamo abituati a subire un flusso insistente di messaggi che provengono da varie fonti. Non solo i mass media che hanno cambiato la quotidianità nei decenni scorsi, ma pure attraverso tutti i dispositivi elettronici che ci circondano. Non rimane quasi più uno spazio o un momento dove condividere e far crescere la nostra comunicazione individuale. Perché anche quando esprimiamo agli altri pensieri personali o offriamo quelli che accendono il nostro interesse, finiscono allo stesso modo in quel fluire rapido, indistinguibile e, forse, ingestibile. Questa condizione viene ribaltata attraverso il progetto “Vèstiti di poesia”, in cui il partecipante non solo condividerà poesia, ma addirittura vi conviverà permettendone uno sviluppo.
Indosserai un capo di abbigliamento con ricamato sopra il verso di una poesia. Portandolo con te, anzi no, addosso, l’offrirai agli altri e, proprio per questa ragione, creerai lo stimolo a inaspettati incontri e sviluppi. Un libro non si giudica da una copertina e, a questo punto, chi indossa una poesia smetterà di essere qualcuno costretto a soffermarsi alla superficie dei fugaci messaggi che passano sotto gli occhi, sullo smartphone o nella televisione.
Sarai quindi tu a incarnare la poesia e a renderla viva in mezzo alla gente e, cosa più importante, la proteggerai dal finire dispersa e non letta. Un compito, in realtà, naturale, perché accade sempre qualcosa di poetico ogni volta che alziamo la testa dal flusso incessante di rumore e parole. E così, vivrai qualcosa di unico per il semplice indossare quel vestito.
Documenta quel che ti succede, attraverso delle immagini, dei testi oppure raccontacelo quando ci rincontreremo. Sarà una gita nel solito mondo, ma non avrà nulla come al solito grazie a te.
Fatti fotografare o filmare mentre indossi il tuo vestito di poesia, asseconda chi ti fermerà per chiederti di leggerlo. Sarà molto bello scambiarci le nostre storie quando ci rincontreremo… Perché nel tuo vestito c’è solo un verso, e il resto della poesia lo sarete tu e quel che ti succederà. 





Sarà come prendere parte a una performance oppure conoscere in un modo diverso la poesia. Scrivimi a contact@enzocomin.com per chiedermi un vestito e ti verrà prestata una maglia, una giacca, un cappotto o un foulard... O usa quello che hai se ne hai già ricevuto uno da TIZZI DA GORIZZO, l'autrice... Sarai poi invitato in autunno a un evento dedicato, presso lo studio dell'artista Moreno Gaudenzi e ci racconteremo le reciproche esperienze. Queste verranno poi condivise in una mostra o in un libro...
Da un'idea di Moreno Gaudenzi.



28/04/24

Per, Con, Di, A, Da


Per, Con, Di, A, Da Sull’Arte. Due artisti scrittori a confronto:
Enzo Comin e Ivan Crico
in dialogo con Paola Bristot

Raccontare dell'intreccio tra produzione artistica e letteraria...

Info su https://www.facebook.com/events/1369759440389746

via Montereale, 4b - Pordenone - suonare campanello VIVACOMIX

19/01/24

Presentazioni del libro nel 2024

Dedicherò quest'anno a un rinnovato ciclo di presentazioni del VANGELO PRATICO. 

Si comincia con un intervento online per la libreria L'ALCHIMISTA di Bergamo: 


Seguiranno poi incontri dal vivo, così che vi invito a rimanere sintonizzati con la pagina FB dedicata: Enzo.Comin.VangeloPratico - come presso

Libreria Ubik di Sanremo, 16 Febbraio dalle ore 15

Libreria Mondadori di Grosseto, 18 Febbraio dalle ore 11

Libreria Mondadori di Lucca, 23 Febbraio dalle ore 14

Libreria New Age Center di Trieste, 1 Marzo dalle ore 18

Libreria Mondadori di Portogruaro, 10 Marzo dalle ore 15

Associazione Evolviamo di Nova Gorica, 12 Marzo dalle ore 20

Associazione Armonia di Rovereto,

Libreria Salvemini di Firenze,

Sentitevi liberi di suggerirmi altri luoghi dove proporre una presentazione o un intervento, oppure... invitarmi da voi...

Grazie e a presto.

17/11/23

30 0RCHESTRAZIONE

Il 24 Novembre, all'inaugurazione del festival ORCHESTRAZIONE di Portogruaro (Venezia), verrà presentato un libro che raccoglie i 30 anni di attività.

Vi si troverà vario materiale pubblicato a descrivere alcuni dei miei interventi.


November 24th, at the inauguration of the ORCHESTRAZIONE festival in Portogruaro (Venice), a 30 years of activity book of the festival will be presented.

There you will find various material published to describe several of my works.




Fiera della piccola e media editoria

Alla fiera della piccola e media editoria "Più libri più liberi", sarà presentata una nuova antologia di racconti della Casa Editrice "Historica Edizioni" dove io sono presente con il racconto "Confini immaginari".

Mi troverete il 7 e l'8 Dicembre - stand D05. Centro congressi Nuvola, Roma. 

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At the "small and medium publishing fair" “Più libri più liberi” (More books more free), a new anthology of stories from the "Historica Edizioni" publishing house will be presented - in which I am present with the story titled "Imaginary boundaries".

You will find me on 7 and 8 December - stand D05. Centro congressi Nuvola, Roma.



16/09/23

VITA CREATIVA - il podcast nato dal "Vangelo Pratico"

E' un piacere invitarvi a un progetto che parte dal libro che ho scritto: Vangelo Pratico:
il PODCAST "Vita creativa"!
Ci sentiamo presto: ogni Lunedì, Mercoledì e Venerdì un nuovo episodio...



30/08/23

GO XL - concept per una prossima mostra

Anche se la maggioranza dei cittadini di Gorizia è convinta di abitare a Gorizia e la maggioranza dei cittadini di Nova Gorica è convinta di abitare a Nova Gorica, in realtà questo non corrisponde al vero. Perché a seguito degli eventi degli ultimi decenni e dell’unione di Italia e Slovenia in Europa, Gorizia e Nova Gorica non esisterebbero più per il semplice fatto che non esiste più il confine. Quindi, in realtà, sarebbero un’unica eterogenea area urbana, non più solo Gorizia o Nova Gorica. Qualcosa di più ricco, esteso e completo… GO XL, potremmo chiamarla: Gorizia Extralarge.
Questa definizione della città è un po’ poetica e provocatoria, e a farla infatti è un artista come me. E posso proporla perché essendomi trasferito a vivere a Gorizia solo un paio di anni fa, non ho nessuna memoria del confine e non sono capace di vedere le differenze che invece molti mi segnalano ma che proverrebbero comunque dai loro ricordi… 
Guardando fuori dalla finestra della mia casa, mentre creo mi godo la vista del castello e mi basta per sentirmi in una capitale della cultura. Con questa mostra d’arte voglio esporre esclusivamente i lavori che ho realizzato nel periodo in cui abito a Gorizia, anche se alcuni non sono ancora ultimati o non sarebbero ancora pronti. L’intento è invitare a scorgere che più ci si priva di giudizi e maggiori sono le opportunità di creare. Anche nuovi punti di vista. Benvenuti a GO XL.

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Even if the majority of Gorizia citizens are convinced that they live in Gorizia and the majority of Nova Gorica citizens are convinced that they live in Nova Gorica, in reality this is not true. Because following the events of the last few decades and the union of Italy and Slovenia in Europe, Gorizia and Nova Gorica would no longer exist for the simple fact that the border no longer exists. So, in reality, they would be a single heterogeneous urban area, no longer just Gorizia or Nova Gorica. Something heartyer, more extensive and complete… we could call it GO XL (Gorizia Extralarge).
This definition of the city is somewhat poetic and provocative, and it is in fact an artist like me that is proposing it. And I can propose it because having moved to live in Gorizia only a couple of years ago, I have no memories of the border and I'm not able to see the differences that instead many people point out and which would come anyway from a distant past…
Looking out the window of my house, while I create, I enjoy the view of the castle and it is enough for me to feel I am in a capital of culture. With this art exhibition I want to exhibit only the artworks I made during the period I live in Gorizia, even if some of them are not yet completed or would not be ready yet. The aim is to think that the more one does without judgments, the more one finds opportunities to create. Also new points of view. Welcome to GOXL.





19/07/23

IL GIORNO DELLA SALVEZZA ... pratico

Il libro IL GIORNO DELLA SALVEZZA era nato come approfondimento del precedente, VANGELO PRATICO, e ci ha accompagnati attraverso un nuovo viaggio. Il quale, essendo trasformativo, è a tutti gli effetti creativo.
Chiunque voglia discutere o proporre quesiti su quando presentato nei vari capitoli, mi scriva pure in privato a contact@enzocomin.com oppure qui nei commenti...
Qui di seguito tutti i capitoli che evidenziano un argomento ciascuno. Ringrazio di nuovo per l'attenzione e la lettura!
Tutto il libro è rinvenibile nei post precedenti, un capitolo a post...


INDICE




PRESENTAZIONE


Capitolo 1: A CHI SI OBBEDISCE


Capitolo 2: IL VERO FEDELE NON SI ASTIENE DA NULLA


Capitolo 3: CONSUMISMO E SPIRITUALITA’ SI EQUIVALGONO


Capitolo 4: IL GIUSTO RUOLO PER OGNI COSA, ANCHE IN NOI


Capitolo 5: CON LA MENTE SI SVELA IL MONDO, NON LA FELICITA’


Capitolo 6: IL GIORNO DELLA SALVEZZA


Capitolo 7: TU SEI L’ELETTO


Capitolo 8: RIMANERE IN PAUSA FINCHE’ NON CI SI SCOPRE ELETTI


Capitolo 9: NOI A SUA IMMAGINE E LUI A NOSTRA IMMAGINAZIONE


Capitolo 10: ESSERE IL PROPRIO SE’ O LA PROPRIA OMBRA


Capitolo 11: LA CONOSCENZA


Capitolo 12: LA COMPLEMENTARIETA’


Capitolo 13: LA VERA REALTA’ E LA VERA IRREALTA’


Capitolo 14: RICORDARE LA VERITA’


Capitolo 15: LA PROPRIA CROCE


Capitolo 16: MOLTI NEMICI MOLTO AMORE


Capitolo 17: CHI SI NASCONDE DIETRO ALLE NOSTRE SOFFERENZE


Capitolo 18: ESSERE UNA MANIFESTAZIONE


Capitolo 19: TUTTO CIO’ CHE PER TE E’ INVIOLABILE, TI CONTROLLA


Capitolo 20: LA MENTE RAZIONALE COME SPINTA O FRENO


Capitolo 21: SE LA COSCIENZA E’ TOTALE, COME NON FARNE PARTE?


Capitolo 22: VITA PARADISIACA


Capitolo 23: DIO E’ UNA PERSONA, E QUELLA PERSONA SEI TU


Capitolo 24: COME LA REALTA’ VIENE CREATA


Capitolo 25: IN PRINCIPIO C’E’ LA FINE


Capitolo 26: LA MEMORIA DEL VERO SE’


Capitolo 27: SI E’ SEMPRE AL SERVIZIO, MA SI PUO’ SCEGLIERE DI CHI


Capitolo 28: ACCEDERE ALLA VERA REALTA’


Capitolo 29: L’UOMO E’ IL MODO IN CUI DIO E’ IN QUESTA REALTA’


Capitolo 30: INTERVENIRE NEL TEMPO E OLTRE IL TEMPO


Capitolo 31: COME VEDERMI SE POSSO VEDERE SOLO DI FRONTE A ME?


Capitolo 32: DARE VITA ALLA VITA


Capitolo 33: LO SCOPO DELLA TUA INTERA VITA


Capitolo 34: IL VANGELO PORTA AL DI LA’ DI TUTTO, ANCHE DEL VANGELO


Capitolo 35: SE LA CONOSCENZA E’ UN PONTE, DEVE ESSERE SUPERATA


Capitolo 36: DOVE PUO’ NON ESSERCI LA VITA?


Capitolo 37: STRUMENTI CHE SI HA E CHE SI E’


Capitolo 38: VEDERE LA SEPARAZIONE PER VEDERE L’UNIONE


Capitolo 39: RISPONDERE ALLA DOMANDA “CHI SONO?”


Capitolo 40: IL TESORO


Capitolo 41: IL SE’ E’ L’UNICO MAESTRO PER… SE’


Capitolo 42: L’INEVITABILITA’ DELL’AMORE


Capitolo 43: L’INDEFINIBILE CHE STA DIETRO AL DEFINITO


Capitolo 44: LA COSCIENZA PRODOTTA O PRODUTTRICE


Capitolo 45: VIVERE CON E SENZA COSCIENZA


Capitolo 46: QUANDO SI SPIEGA L’INSPIEGABILE


DICHIARAZIONE FINALE: AUTOSCIAMANO





05/07/23

AUTOSCIAMANO - IL GIORNO DELLA SALVEZZA capitolo finale

Qui di seguito il quarantasettesimo capitolo del nuovo libro che ho scritto 

IL GIORNO DELLA SALVEZZA


che è il diretto seguito del Vangelo Pratico, edito da Anima EdizioniSpero così di fare cosa gradita a coloro che desiderano conoscere meglio il Vangelo Pratico e sapere come continuano gli approfondimenti. Attendo i vostri commenti e le vostre opinioni, anche in privato.


AUTOSCIAMANO




Il compito che io sento di avere (e quindi il mio scopo come artista) è quello di accompagnare le persone verso altri mondi. E intendo come “altro mondo” una realtà nella quale la coscienza sulle cose che si vivono e ciò che si è muti in un’apertura che vada oltre il porre differenze, divisioni, definizioni e preferenze come avviene invece per consuetudine nella quotidianità; un mondo che per tale libertà e assolutezza si è certi che sia la vera realtà. Con l’arte, non si hanno dubbi: tale “trasferimento” non è nel fisico, nelle coordinate di dove si sta, ma nella cognizione che si ha della realtà e di sé.
Non potrei attribuire termini come “sciamano” o “guaritore” a me oppure alla mia produzione artistica. Il motivo è che nel mio percorso devo sempre riconoscere che ad agire vi è qualcosa di immensamente più grande, di cui, quindi, il mio operato permetterebbe “solo” la sua manifestazione. È a quello, cui rivolgo la mia fede, non alle mie capacità, le quali sarebbero sostanzialmente degli strumenti. Ciò che esce dal mio atelier e i libri che scrivo sono ovviamente frutto del mio operato, della mia elaborazione, delle mie conoscenze e abilità, ma non ne sono io l’autore; perlomeno finché permetto che questo canale rimanga aperto riconoscendo che se mi basassi solo su quello che sono e conosco, i miei lavori sarebbero, appunto, già visti e riconoscibili. E non potrebbero raccontare di quel mondo che sta oltre il già visto e il conoscibile.
Se si lavora nell’arte, bisognerebbe adoperare la creatività e questo non è così ovvio. Infatti, un artista può anche creare qualcosa investendo maggiormente nella logica e nel calcolo; proprio come si fa nella vita di tutti i giorni, ad esempio per trovare soluzioni più convenienti e che vengano meglio accolte dagli altri. Qui non si vuole fare preferenze di un comportamento rispetto a un altro, indicare come positiva la “mente creativa” e negativa quella più logica e rivolta al materiale. Entrambe sono utili, cioè sono efficaci mezzi che l’uomo ha in dotazione: per poter riuscire nell’ordine della società è indispensabile far uso della mente logica, come di quella creativa per trovare soluzioni innovative, creative e che travalichino il prevedibile. Un creativo, difatti, è colui che ha fede che vi è comunque sempre un’armonia in ogni cosa, anche se dovesse essere in un contesto o un evento dal quale la mente logica vi vedesse solo disordine. Ciò sia a livello di esperienza personale come quando si entra in un bosco e si riesce a sentire che il caos della vegetazione è in verità un ordine, sia a livello globale con eventi che ci travolgono indistintamente come la crisi dovuta dalla Covid-19.
Seppure dobbiamo ammettere che l’evento della pandemia è globale, questo coinvolgimento non è uguale per tutti. La differenza sta proprio nel modo in cui si concepisce la realtà, ovvero in quanto ci affidiamo alla mente logica e quanto alla mente creativa, alle proprie forze e conoscenze e a quanto possa esserci oltre alle proprie forze e conoscenze. A questo punto, si può affermare che creativo non è solo chi lavora nell’arte, come razionale non è solo chi fa un lavoro meccanico e sempre uguale. Creativo lo è chiunque agisca affidandosi alla mente creativa e in questo modo può portare sé e chi gli sta attorno a percepire qualcosa “oltre”. Un artista, allora, se realizza immagini (le quali possono essere espresse anche attraverso prodotti che non sono fisicamente immagini come azioni, idee, ecc.) in modo creativo è sempre spirituale. Tuttavia, nel mio lavoro voglio che chiunque colga l’equivalenza tra le possibilità dell’artista di andare oltre al consueto (e al senso comune, a volte) e quelle di chiunque nel momento in cui si dedica a qualcosa con mente creativa. Quest’ultimo potrebbe non avere gli strumenti per realizzarlo in modo efficace o simbolico come un artista, però tra di loro non vi sono ulteriori differenze come a dire che entrambi hanno le stesse possibilità creative perché provenienti queste dalla stessa mente creativa. Quello che cambia, al massimo, è quanto a essa ci si lascia andare e se ne seguono le intuizioni.
Allora, creatività ha proprio direttamente a che fare con la capacità di creare, che, al di là di una effettiva produzione di oggetti (come nel caso di un artista visivo), permette di sperimentare una realtà che va oltre appunto differenze, divisioni, definizioni e preferenze. E se non sussistono limiti, il creativo diventa creatore, senza confini e senza la possibilità di respingere alcunché. Unità e totalità: ognuno può riconoscere così di essere (anche) tutto quello che vorrebbe essere; lo è già, non deve fare nulla per ottenerlo riconoscendosi come l’autore di cui inizialmente si credeva solo uno strumento. Ognuno sarebbe pertanto responsabile per ogni cosa nella propria vita individuando un senso anche laddove prima c’era solo caos. La condizione di unione comporta, pertanto, una salute fisica e psicologica, poiché l’individuo si crea il problema e anche la sua soluzione, non può incolpare nessuno o cercare aiuto altrove: non servirebbe, allora, andare a cercare sciamani o guaritori perché ognuno lo è già.
“L’autosciamano” è colui che non si identifica in qualcosa di definito o preferito, neppure in se stesso; egli non ha nome e sa che non è circoscritto in quanto di sé può essere percepito dagli altri, come il proprio corpo, la personalità o quanto vi è indicato nel suo documento d’identità. Appare e vive proprio come tutti, esattamente la stessa vita che conduceva prima di raggiungere la vera realtà, il nuovo mondo; ciò che cambia è la sua coscienza, e quindi la sua cognizione su ogni cosa. Egli, innanzitutto, sa che non vi è alcuna limitazione percependosi parte integrante di quell’armonia che è alla base di un ordine universale, come se l’intero universo partecipasse a un unico singolo evento. Essendo costantemente consapevole di questo evento, ne è inevitabilmente presente e parte attiva, e questo può essere fruito da chiunque e da qualunque cosa sia a contatto con lui. Anche se dovesse isolarsi poiché qualsiasi cosa dovesse succedere o non succedere è parte di questa globale compartecipazione. La quale, per chi si crede di essa uno spettatore la interpreta come “guarigione”, altrimenti sarebbe “divertimento”. L’autosciamano è la conseguenza della pratica fin qui esposta.
Questo non significa che l’autosciamano possa compiere qualsiasi cosa malgrado i confini oggettivi della realtà, ma che il semplice esserci, viverci permetterà che in essa verrà suscitato un percorso creativo tagliato su misura. Come potrebbe esserci un limite se anche il proprio corpo, la propria mente e le proprie capacità non vengono ritenute delle barriere vere e proprie?
Per poter mettere in scena l’autosciamano bisogna far avvenire una concordanza, quindi, in un modo non palese, esoterico potremo dire, è come se il praticante considerasse la costante esistenza del suo opposto. Sono necessari due attori a dare forma a una parte fisica e a una non fisica; l’essenza assoluta, indefinita e le attribuzioni date dagli altri; il doppio che in realtà è unità e totalità... A questo suo opposto sarebbero quindi attribuibili caratteristiche perfettamente contrarie, contemplando così ogni cosa e annullando così ogni cosa. Ciò non è tanto per simboleggiare una fusione: concretamente, per poter mostrare un individuo singolo autosciamano, è necessario raffigurare due elementi; i quali diventano completi con il terzo attore che è il contesto e che rappresenta l’universo/l’universalità. La scena composta da tutti e tre è un’unica singola entità e un unico singolo evento.
A questo punto, si può finalmente riprendere in mano con più chiarezza quanto fin qui trasmesso per descrivere l’indipendenza del praticante, compresa la sua emancipazione da ogni cosa lo circonda. Ripetiamo anche il termine già usato di autocefalo, come se egli possa essere una chiesa formata da una sola persona, non potrebbe essere diversamente: il coinvolgimento di altri sarebbe un ostacolare la strada sulla quale trovare il proprio personale percorso di scoperta della coscienza. E nella “propria” chiesa, il fedele, mettendo in scena l’autosciamano percorre un rito che non può che essere ideale per lui. Il rito condotto da uno sciamano, possiamo precisare a questo punto, non ha efficacia perché eseguito seguendo le regole fissate o grazie all’evocazione di determinati simboli, ma piuttosto nella fede incrollabile dell’officiante in un equilibro onnipervasivo. Il rituale, allora, non viene realizzato per ottenere quello che si desidera (come una guarigione nell’esempio dello sciamano-guaritore), ma per ristabilire la concordanza a quell’armonia generale e confermare il volerne fare parte. Sarà il ristabilirla, a rasserenare un’unione, come nel corpo per il malato, nel nostro esempio, o nel percorso dell’artista quando si fa accompagnatore verso altri mondi.
Il filo conduttore sarà appunto nella cognizione che si ha della realtà. La convinzione fondamentale si basa sul riconoscere l’individuo come particella determinante del tutto e quindi su di essa agire per condizionare tutto il resto; la problematica che avviene a livello globale è considerata suscettibile di “guarigione”, ma questa può avverarsi partendo da un’azione che si dimostra apparentemente contraria al globale: un confronto intimo nella solitudine (indipendenza) introspettiva mostrata attraverso l’immagine di un processo per farsi autosciamano. Un confronto con sé deve portare a una riunificazione di ogni parte del proprio essere e così poter fare l’esperienza di non aver per forza bisogno di qualcun altro che conduca fuori dalla problematica. Una pandemia come quella che stiamo vivendo, ad esempio, è un momento liminale e l’intera realtà che ne è coinvolta prende la forma di un rito; a questo punto, l’individuo diventato completo può ergersi come il maestro del rito e condursi da sé al di fuori senza dover attendere che l’avidità dei vari leader della nostra società permetta che qualcuno di loro si autoproclami salvatore per tutti. E ciò è possibile nella solitudine per poter temporaneamente vedersi fuori dalla società e quindi, paradossalmente, fuori dalle personali caratteristiche che ci individuano e ci rendono riconoscibili agli altri.
Sarebbe come da immaginare, mettendo come esempio l’autore, Enzo Comin, che la vita che egli ha condotto fino al momento di divenire autosciamano sia in verità una performance artistica da lui interpretata per poter esperire la realtà in cui partecipano gli altri (iniziata nel giorno in cui gli è stato attribuito un nome e quindi una definizione, identificazione). Una performance che avrà termine con la realizzazione dell’autosciamano, che segnerà appunto un rito di passaggio in uno status chiamato “vera realtà” caratterizzato dalla mancanza di fede nei limiti, nelle differenze, nelle definizioni e nelle preferenze; inoltre, sarebbe come se l’autore in questo modo determinasse di non identificarsi nella persona di Enzo Comin così che “Enzo Comin” potrà al massimo essere considerato il personaggio che interpreta e “Enzo Comin” il suo nome d’arte.
Il nuovo essere sarà capace di mantenersi felice, integro e sereno indipendentemente da quello che gli capita attorno. Per raggiungere una simile consapevolezza, l’autosciamano mostrerà di seguire innanzitutto le proprie intuizioni e i simboli che giorno dopo giorno rinverrà. Il passaggio che verrà prodotto può essere quindi descritto come una sorta di viaggio spirituale in cui nulla viene lasciato da parte a eccezione di quello che fino al momento prima della partenza si tratteneva.




28/06/23

QUANDO SI SPIEGA L’INSPIEGABILE - IL GIORNO DELLA SALVEZZA capitolo 46

Qui di seguito il quarantaseiesimo capitolo del nuovo libro che ho scritto 

IL GIORNO DELLA SALVEZZA


che è il diretto seguito del Vangelo Pratico, edito da Anima EdizioniSpero così di fare cosa gradita a coloro che desiderano conoscere meglio il Vangelo Pratico e sapere come continuano gli approfondimenti. Attendo i vostri commenti e le vostre opinioni, anche in privato.


QUANDO SI SPIEGA L’INSPIEGABILE




Siamo giunti alquanto distanti dal nostro punto di partenza. Sono svariate le nuove informazioni scoperte e acquisite. E queste hanno permesso un cambiamento del modo in cui si osserva la realtà. Sono importanti questi nuovi dati perché corrispondono agli strumenti per diventare le nuove persone che saremo.
Tuttavia, questo cambiamento potrebbe indurre di conseguenza a un voltare le spalle alla persona che eravamo. Perché la si potrebbe giudicare in modo negativo o con rimprovero, riconoscendola come il nostro sé caratterizzato da limiti che condizionavano alla sofferenza o a non svilupparci appieno.
Sono proprio le nuove conquiste alle quali si è arrivati a questo punto e le fruttuose informazioni che le hanno facilitate a portare, a volte, a un simile atteggiamento di durezza. Paradossalmente, si imparano le forze propulsive che sono l’accoglienza e il donare ma non le si rivolgerebbero verso di sé. Di questo passo, potrebbe essere una prassi il mantenersi giudicanti, malgrado le tappe fin qui percorse; come se il giudicare servisse a sancire i propri progressi.
Allora, si scoprono inedite visioni sulla realtà e su di sé che possono portare il praticante a un sentirsi forte e orgoglioso come non mai. Atteggiamento a cui potrebbe indugiare nel momento in cui si mette a confronto con chi queste scoperte non le ha fatte. Invece di diventare uno strumento di questa conoscenza che possa così agire attraverso di lui, egli può cadere nella tentazione di adoperarla come una qualsiasi altra cosa utile a sentirsi diverso, migliore, più grande.
Si mette a nudo l’ignoranza nella quale ci si crogiolava fino a poco tempo prima e la reazione verso di lei è di violenza. Come a volerla zittire e relegare nel proprio passato e convincersi di essere sempre stato l’essere che da essa si è innalzato grazie al percorso spirituale.
Atteggiamenti simili sono facili da riconoscere perché portano l’individuo a fare un gran rumore per mostrare che persone nuova è divenuta. Non è un semplice fare sfoggio delle nuove scoperte raggiunte ma un celebrarle e usarle per sopraffare intellettualmente coloro che a esse non sono ancora arrivati. Un po’ come quei divi del cinema che quando vengono intervistati non si trattengono dall’impostare ogni risposta come la più importante che potesse mai essere data.
Sono sempre impressionato quando ho a che fare con persone che si considerano autorizzate a fissare definizioni su argomenti spirituali che per significato dovrebbero invece essere sconfinati. Siamo giunti fino a qui perché ci siamo impegnati a lasciare spazio a qualcosa di immensamente più grande di noi; un rischio, pertanto, è che non appena ciò permette di vedere la luce ci si ponga in mezzo per voler essere noi, la luce. Noi siamo quella luce perché ci investe e risplende quando permettiamo che passandoci attraverso possa giungere agli altri. Proprio come nell’esempio del capitolo precedente fanno l’antenna e il televisore per la trasmissione.
L’umiltà insegnata nel Vangelo non è finalizzata a un qualche tipo di buon galateo. Essa è fondamentale per far sì che questa immensità possa manifestarsi senza ostacoli. I quali sorgono quando il fedele si compiace di quello che ora sa, malgrado sia un sapere possibile grazie a quell’immensità. Questa conoscenza, infatti, non è frutto di conquiste, egli non si è dovuto battere per ottenerla oppure affrontando una qualche fatica o competizione. Addirittura, la conoscenza giunge proprio quando ci si arrende, si smette di preoccuparsi, anche di poterla ottenere. Pertanto, sarebbe come un riconoscersi speciale con qualcosa che in realtà è gratuito e per tutti.
Senza criticare le persone che si comportano in questo modo ma per trarne una lezione, si coglie che la loro è una reazione emotiva all’accorgersi di quanto si era ignoranti. È infatti il motivo per cui rivelano un atteggiamento duro e ostile verso la mancanza di conoscenza; perché sarebbe contro il loro rendersi conto di essere stati profondamente ignoranti fino a un attimo primo. Pertanto, l’accoglienza e la compassione deve essere anche verso di sé, verso il proprio passato. Mentre un comportarsi come degli eccelsi “laureati” in spiritualità quando si intravede finalmente la via significa comportarsi nella maniera egocentrica che aveva permesso l’ignoranza. Se per arrivare alle nostre conclusioni abbiamo dovuto ammettere che nulla in questa realtà può dirsi fissato e immutabile, come poter dire che una cosa sia in un modo definito senza lasciare spazio a un possibile dibattito?
È giusto chiarire nuovamente che nel nostro trattato si è voluto scrivere sotto forma di proposta. E non un mero dare delle risposte per stabilire delle definizioni e delle modalità. Risposte che, come più volte evidenziato, impedirebbero le intuizioni perché forniscono le informazioni che devono essere raggiunte autonomamente.
È così, infatti, che le intuizioni emergerebbero in noi a mostrarci come scardinare il proprio punto di vista sulla realtà. Però, per prima cosa, questo punto di vista deve essere creato e, per di più, in modo personale, non copiandolo da altri.
Vale a dire che anche il “laureato” in spiritualità pontifica delle informazioni che vanno bene per lui. E per lui soltanto valgono (per come egli è) per accompagnarlo alla Verità. Così, il lasciarsi convincere ad aderire a un pensiero formulato da altri è il motivo per cui la gente non realizza personalmente la Verità ma se ne approssima soltanto. Infatti, in questo modo, cercherebbe di imboccare la strada che è ideale per un altro tipo di persona.
Ci sono persone che giungono a Dio attraverso un cammino spirituale e altre tramite un altro oppure qualcosa di totalmente diverso, come una disciplina sportiva, un approfondimento scientifico o uno filosofico. Ma quelle stesse credenze religiose, scientifiche, filosofiche e mentali avranno valore solo temporaneamente, per quello scopo. E cesseranno di averne non appena verranno superate, oscurate, diventando obsolete o impossibili da praticare perché la mente o il fisico (nel caso di una pratica sportiva) cambiano. Le parole stesse che si utilizzano per descrivere l’immutabile sono mutabili. Facciamo attenzione a non sfruttare le nuove informazioni sulla spiritualità per convincerci immutabili e assoluti. Sarebbe come credere che una religione non cambi mai, che un approfondimento scientifico non evolva, che si possa seguire tutti la medesima filosofia o che si possano ottenere record sportivi anche invecchiando.
Allora, l’umiltà ha a che fare in modo diretto con un profondo conoscere se stessi. Umiltà, infatti, vuol dire attenersi a quello che si è, non cercare di essere diversi, qualcun altro: più piccoli o più grandi. L’umiltà è uno dei passaggi principali in questo viaggio per dipanare la parte illusoria, nebulosa di questa realtà. E l’umiltà vera è possibile solo con l’onestà essendo onestamente se stessi e considerando solo quello che onestamente si coglie. Come vedere la vera realtà oltre la nebbia, le illusioni, le bugie se si osserva da un punto di vista, da un sé che non sia completamente onesto? Se io per primo mi mento, le mie esperienze non saranno sincere; quindi non lo sarà neppure quello che potrò carpire.
Questa onestà deve essere rivolta su di sé e tutto attorno a noi, a 360 gradi. Tuttavia, quando si intraprende una ricerca di sé e della Verità, si può finire a convincersi di significati che valgono solo a seguito del personale convincimento, ripiegando in ruoli e idee di sé in cui identificarsi. E questo avviene spontaneamente senza potersi rendere conto se ciò che si crede di sé e del resto sia effettivamente in quel modo. Cioè se lo crediamo o no in modo onesto.
Ecco che si giunge a credersi un amante dell’arte oppure devoto a un cammino spirituale o a uno scientifico senza aver incontrato il vero sé. Il quale è, abbiamo scorto, essere in realtà un mero tramite di un sé più grande e universale. Così, seppure un giorno lo si giungerà a scoprire, nel frattempo ci si identifica in un ruolo, come l’artista, lo spiritualista o lo scienziato. E si crede alle credenze di quel ruolo (come i princìpi dell’arte, dello spiritualismo e della scienza) senza esserle anche diventate. Ovvero, ci si identifica in quel ruolo e si scambiano i suoi princìpi per la Verità (alla stregua di dogmi inviolabili). Quindi, l’errore è nel credere loro la luce e non anch’essi, al massimo, degli strumenti grazie ai quali la luce può manifestarsi.
Così, si finisce per credere che ci sia profondità in un’opera d’arte perché così spiega la Storia dell’Arte; che esista un’anima anche se personalmente non se ne hanno evidenze; che sia possibile giungere un giorno a dare una spiegazione scientifica di tutto ciò che c’è nell’universo; ecc. Quando, sempre utilizzando il nostro esempio, l’artista arriverà a dubitare del senso di un’opera d’arte, il fedele di una religione a non dover per forza credere in qualcosa di cui non può essere certo o lo scienziato in ciò che può misurare, allora si creeranno le condizioni per uno sguardo onesto.
In special modo per quanto riguarda la spiritualità, il fedele può tendere a credere a priori per l’abitudine di accettare come vere le spiegazioni che riguardano l’astratto. Come a dire che se si tratta di argomenti spirituali allora debbano per forza essere incontestabili. È così che ci si può ritrovare a insegnare su cose astratte come onorabili “laureati” senza aver innanzitutto provato in prima persona quanto si racconta.
Se hai incontrato la Verità e la riconosci in te, lascia che sia lei a parlare attraverso di te. Ogni volta che si dà una definizione si fissa l’oggetto della nostra osservazione all’interno dei limiti percepibili, definibili appunto. Se con onestà scruti quanto si può sperimentare dell’immateriale, potresti scoprire di recepire solo la tua coscienza. Perché dovresti sentirti certo di altro? Perché dovresti aver bisogno di altro se è la tua coscienza l’unica cosa che avverti?
È doveroso anche riconoscere che grazie alle moltitudini di varietà e opportunità offerte nella società Occidentale e per il pensiero convenzionale, è abbastanza comune che le persone che vi abitano ritengano quanto abbiamo esposto in questo libro come fantasticheria. Tuttavia, l’alternativa sarebbe una vita dedicata allo sforzo di cercare in tutti i modi di ottenere quanto si vuole oppure allo svilimento personale non giudicandosi all’altezza di un simile successo. Gli ostacoli ai propri traguardi non sarebbero però concreti ma astratti ed evanescenti perché, malgrado quanto si tenti, presentano una qualche forza che impedisce loro di levarsi dal nostro cammino. Questi problemi, allora, sono delle idee e in questo libro abbiamo mostrato proprio quanto sia raggiungibile la felicità e la realizzazione personale a seguito di un processo di rimozione delle proprie credenze. Non supponi che anche tu potrai riuscirci se smettessi di avere fede nelle tue idee, nei risultati che si presume che procurerebbero e ti attenessi solo a ciò che in modo pratico e tangibile puoi afferrare?
Un individuo può anche bollare la fede e la spiritualità come pura immaginazione o superflua; però, se indagasse sul vero motivo che gli impedisce di realizzarsi scoprirebbe che è anch’esso un’immaginazione. Ad esempio, potrebbe vivere desiderando ardentemente di smettere di lavorare e impiegando le proprie giornate solo a viaggiare: non è che ha qualcosa di tangibile, come un muro di mattoni davanti alla porta di casa, che gli blocca il passaggio per partire per davvero; l’ostacolo potrebbe essere, piuttosto, la sua paura di intraprendere una simile scelta. Per l’abitudine di identificare tutto come esterno a noi, egli si giustificherebbe interpretandola come cautela; per esempio, verso la difficoltà di raccogliere i soldi necessari, di lasciare i parenti, gestire le proprie proprietà da lontano e così via. Pertanto, al pari di un fedele, anche lui ha fede verso qualcosa di intangibile.
La differenza è che per lui è qualcosa di imprigionante come la paura.