Nell’osservare una società che stimola le persone alla razionalità e all’esteriorità, e in vista di abitudini che porteranno le persone ad essere sempre più rivolte al virtuale e alla staticità, il corpo si dimostra come una vera risorsa che abbiamo a disposizione per poter sperimentare qualcos’altro. Ovvero, la creatività, l’interiorità e, di conseguenza, una conoscenza di sé e, chissà, anche dell’assoluto. Paradossalmente, lo strumento che potrebbe accompagnarci verso l’immateriale e il profondo è proprio ciò che in tutti noi comporta il legame con la materia e la terra: il proprio fisico.
Il corpo, infatti, non può nascondere quanto in realtà non vediamo in noi perché ci distraiamo o perché non abbiamo tempo per una introspezione. Oppure perché preferiamo accantonare quanto di noi non ci piace e crea delle ombre. Ecco che allora, quando lo muoviamo, il corpo scuote anche il nostro interno e, come un possente lago che è quieto solo in superficie, fa emergere tutto ciò che fino a un attimo prima vi lasciavamo immerso… o ignoravamo perché non visibile. Pertanto, non solo essere ciechi al proprio mondo interno risulta perché si è costantemente distratti, ma anche per un’abitudine a difenderci da ciò che giudichiamo non accettabile…
Addirittura, la tecnologia che sempre di più ci permette di raggiungere contatti e conoscenze, ci si rivolta contro condizionando le scelte personali oppure impigrendoci o mantenendoci stimolati in qualcosa d’altro… che non siamo noi. In effetti, sarà soltanto quando affronteremo ciò che siamo, quindi anche ciò che non conosciamo o non vediamo di noi stessi, che potremo davvero conoscerci.
Che la mente ci porti pure a ragionamenti lontani, pavidi o che distolgono l’attenzione, ma le nostre unicità, paure, tendenze e i personali ostacoli non possono essere celati al corpo. Muovere il corpo, pertanto, corrisponde al sommuovere le acque di quel lago interiore che abbiamo in noi. E così, ciò che siamo emerge e potremo incontrarlo; e, senza dover per forza giudicare cosa questo significherà, se si vorrà si potrà anche esserlo. Essere sé stessi… però la propria vera essenza, non ciò che appariamo nella società.
Essenza che è mantenuta nel nostro corpo, al di là di quel che facciamo o crediamo nella vita di tutti i giorni. È sufficiente invitarla, senza giudicare, cominciando a muoversi in libertà. Ne LA DANZA DEL LABIRINTO, ti verrà proposta una musica, la quale è creata per danzare in una danza che è un movimento libero. Una musica e una danza che non sono per un semplice divertire, intrattenersi e passare il tempo, ma condividere una suggestione di conoscenza personale. Così facendo, infatti, non ci sarà un modo giusto o sbagliato di muoversi e di ballare, perché i movimenti non rispecchieranno uno stile che abbiamo deciso… ma la propria interiorità che spontaneamente verrà a galla. Se è una via per conoscersi ed essere sé stessi, allora starai danzando te stesso… e solo tu puoi farlo. E nessuno potrà giudicarlo giusto o sbagliato.
Perciò, giudicare quello che si fa, preoccuparsi del giudizio altrui, ma anche l’essere così condizionati dalla società da non avere tempo per sé sono tutte ideali modalità per rimanere immobili… Ma anche se tu credessi che si possa pure vivere stando fermi, fai attenzione che la musica starebbe comunque suonando. E ti staresti perdendo un ballo… che solo tu potrai fare.
Accostiamoci al cerchio attorno al dj, lasciamo che con spontaneità il corpo inizi a seguire la musica… Attorno a noi, non ci sarà nessuno a giudicarci, ma colori, pittura e profumi che ci forniranno nuove e personali indicazioni…