I lavori artistici che tollero a
fatica sono quelli che presentano degli elementi (che sono/formano immagini)
che per il modo in cui sono rappresentati, i materiali scelti o il soggetto,
paiono comunicare direttamente al pubblico come se avessero una personalità
manifesta. Il pezzo esposto al pubblico deve avere queste caratteristiche - ma
qui intendo come se l'immagine avesse bisogno di uno spettatore per essere
completa.
In altre parole, tollero a fatica
l'immagine che viene accuratamente scelta o realizzata per compiacere il
pubblico, come se ammiccasse o sorridesse, con la conseguenza di creare non un
oggetto ma un soggetto. Ricordo una mostra in cui ho visto tutti i pezzi
esposti con questa caratteristica: c'erano delle foto di crepe sul muro, ad
esempio, e non erano fotografie innanzitutto, ma crepe sul muro, perché quelle
crepe erano state scelte per degli aspetti particolari che le rendevano degne
di essere notate; e questo era anche la finalità delle foto e del fotografo.
Poiché quelle crepe avevano
caratteristiche che le rendevano particolari (avevano una personalità) e per
questo erano state notate dal fotografo e così distinte dalle altre con uno
scatto fotografico, non erano "naturali"; quindi non dovrebbero stare
esposte da sole perché non comunicano nulla al di fuori di quel dare
informazioni su di sé, farsi conoscere. Dipendono da un pubblico che ne prenda
nota.
Perché l'opera d'arte funzioni,
deve quindi essere formata da elementi autonomi; nei miei lavori io ne faccio
uso: le fotografie. Uso precisamente foto che ho trovato e che appartenevano ad
altri; non sarebbe la stessa cosa se utilizzassi immagini fatte da me. Una
forza c'è nel realizzare un'immagine partendo dalla tela bianca e un'altra
partendo da un'immagine esistente realizzata da altri e per un'altra
destinazione: estrapolarne quindi alcune informazioni per una sua mutazione, un
suo progresso. E' anche intrigante e più difficile, utilizzare immagini
autonome. I lavori esposti in quella mostra che vidi, al massimo potrebbero
essere considerati del materiale da utilizzare per realizzare delle opere
d'arte.
L'immagine autonoma è un testo,
quella non autonoma è un contesto. E' l'ambiente in cui l'opera verrà esposta a
dover semmai trasmettere un'immagine non autonoma di sé, nel senso che non
abbia una chiara personalità e riconoscibilità.
I lavori site specific, a
contrario, fanno leva sul proporre un'opera che si rivelerà di non facile
lettura solo perché inserita in un ambiente riconoscibile; o comunque che
comunichi che ne è richiesta, una speciale lettura, perché lo spazio non ne
avrebbe bisogno. L'opera d'arte, qui, conquista perché aliena.
Ammetto che sto riconsiderando il
mio giudizio sui lavori site specific, il motivo è proprio perché non vengono
letti come se fossero un'unica opera con l'ambiente circostante, ma sempre come
degli elementi estranei all'interno di uno spazio che viene compreso senza
alcuno sforzo, all'istante e quindi è, in generale, indipendente.
Per questo motivo, non trovo che
bisogna cercare nuovi modi di proporre l'arte ma nuovi modi di farla.
Come un nuovo inizio, piuttosto,
le opere dovrebbero essere esposte su una parete bianca, cercando l'essenza;
piuttosto che pensare al site specific, bisognerebbe ispirarsi alla pinacoteca.
Nessun commento:
Posta un commento