Sono stato all'inaugurazione
della mostra della stilista Agatha Ruiz de la Prada tenutasi negli spazi
espositivi di via Bertossi a Pordenone. E' stato un evento molto interessante
perché si tratta di una rappresentante di spicco della moda e del design: sicuramente
dà lustro alla città, peccato che in realtà la mostra latita. Nel senso che non
sono esposte le sue creazioni, ma loro foto o disegni...! L'unica cosa concreta
sono degli oggetti (due porte e una stufa) prodotti da società della zona
perché decorati da lei: ha dato l'idea quindi che fosse quello il motivo della
presenza di quell'artista a Pordenone, e così la mostra può passare per una
pubblicità...
Della mostra precedente,
"Percezioni instabili", alla provincia, non mi è piaciuta la volontà
da parte del curatore di classificare i lavori dei partecipanti creando così
dei temi e dei titoli per coppie di artisti: mi sanno sempre di forzature
queste cose. Ma forse sarebbe sembrata ancor più forzato mettere insieme
artisti differenti senza spiegarne il motivo. Per me il motivo potrebbe essere
che sono tutti di queste parti, per questo credo che siano stati scelti e non
per l'affinità al tema (quello sarà venuto in mente dopo averli coinvolti).
Tuttavia, sono solo pareri
personali, quello che per davvero mi fa pensare è il discorso dell'assessore
fatto ai vernissage. Il solito ragionamento sul valore della cultura,
sull'impegno dell'amministrazione di proporla ugualmente e investirvi seppure
ci sono i famigerati tagli. In effetti, anche se a breve chiuderanno gli spazi
espositivi di via Bertossi, dovrebbe aprire un altro museo, in centro. Un altro
contenitore, temo, che verrà riempito senza sapere che direzione dargli.
E' molto importante proporre
l'arte, mostrarla ma le funzioni di un museo sono anche altre. Anzi, pensando
specialmente a Pordenone, bisogna ammettere che manca un posto per produrla
pure: spero di incontrare l'assessore per segnalarglielo: piuttosto dividere il
nuovo museo che faranno in stanze da destinare agli artisti per sistemarci i
loro atelier. Un posto dove lavorare, incontrarsi, mostrare e fare entrare la
gente. Investono nell'arte contemporanea senza neanche cercare gli artisti
contemporanei.
In questa città, chi lavora con
la creatività è una comunità abbastanza nutrita, eppure non viene tenuta in
considerazione per aiutarla nella sua realizzazione: possono aprire un altro
museo, ma Pordenone, per i creativi, rimane un passaggio senza offrire
riferimenti. Quando si accorgeranno che queste persone corrispondono anche a
tanti voti, si occuperanno di noi.
Così mi sono arrangiato
andando a fare visita e guardando un po' i loro nuovi lavori, gli artisti
Guerrino Dirindin e Raffaele Santillo, nei loro atelier.
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