Non mi sono mai trovato a disagio
quando è capitata della indecisione nel catalogare i miei lavori (fotografia,
pittura, azione, poesia?) oppure fuori luogo in contesti dove una definizione
era dichiarata o richiesta. Perché quello che faccio è comunque creare
un'immagine; e si tratta sempre di utilizzare un linguaggio per arrivare a
questo scopo. In pratica, quando si usa un linguaggio, per il solo fatto di
usarlo, lo si sta anche modificando in un qualche modo; anche per il semplice
fatto che l'informazione (l'immagine) giunge a destinazione (il fruitore
dell'opera) attraverso il "filtro personale" dell'autore e/o
attraverso il "filtro personale" dell'ascoltatore. Ogni autore (e
ogni fruitore dell'opera) valorizza le caratteristiche di un'immagine in modo
distinto: alcune vengono notate di più, altre di meno, altre predominano... le
quali di certo sono ciò che danno l'importanza al lavoro. Quindi, ogni volta,
inevitabilmente, si finisce per trovarvi (anche) se stessi; pertanto è sempre
la rappresentazione di qualcosa di reale, pure nel caso di una raffigurazione
astratta. Questa è per me una considerazione fondamentale, perché ho iniziato a
ricercare la fotografia dato che è impossibile rappresentare la realtà in modo
fedele con la pittura, e poi, come conseguenza, l'intervento sulla fotografia
poiché è impossibile fidarsi anche della fotografia.
Sostenuto da tali riflessioni, ho
iniziato a utilizzare la fotografia seguendo regole che m'inventavo. Prima
nella decisione di precisi stili, poi anche nella scelta dell'attrezzatura,
dando pure per le diverse macchine fotografiche e pellicole delle motivazioni;
infine, andando ad alterare ancor di più l'immagine con degli interventi sulla
pellicola o sulla stampa oppure in post produzione digitale (a volte anche in
quello che potrei chiamare pre produzione: la preparazione delle fotocamere e
delle pellicole). Ero convinto che questa pratica potesse riscrivere ciò che
avevo di fronte, fino a raggiungere l'esagerazione utilizzando le foto trovate,
fatte da altri, ovvero riscrivere quanto era già successo, il ricordo e la
prova "storica" di quanto si ha vissuto. Va oltre l'utopia di
inscenare mondi nuovi, è, perlomeno da un punto di vista concreto, tangibile,
l'insistenza di un imbecille.
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