Nella raffigurazione astratta c'è
un'esistenza che si muove, che progredisce, non è un'immagine fissa, che
definisce. Da essere considerata, paradossalmente, d'impossibile
raffigurazione. E' più che assurdo, è ignoranza. Intesa in non sapere con cosa
avrai a che fare, in che modo le forme si trasformeranno durante la
lavorazione, camminare nella nebbia.
Nell'ignorare c'è
l'improvvisazione, la mobilità, quindi la vita. Dà leggerezza, infatti.
Quest'arte è una relazione con lo spirito, cercando la materia. Infatti devo
ricordarmi che per le composizioni utilizzo pezzi di foto o stampe intere, di
conseguenza emergono in ciascuna dei soggetti riconoscibili. Questo è creare
delle forme, e le foto sono dei pretesti per partire da una parvenza di
precisione. Insomma, è armonia che può (deve) emergere nello storpiare la
realtà.
Usare le fotografie significa
ospitare le mie visioni in mezzo agli altri, farle comparire sotto gli occhi di
tutti, perché le foto sono testimonianze della realtà, di fatti accaduti. Il
lavoro che più mi ha soddisfatto è appunto il video "All Rome": una
vhs rovinata in modo da trasmettere le alterazioni che creo nelle foto, che fino
ad allora erano solo fisse su una stampa. In quel video queste si vedono nelle
riprese in città, come se le mie foto diventassero immagini in movimento; la
gente può vedere il mondo come lo vedo io.
Per molto tempo, ho cercato più
l'aria che la terra; questa cosa mi ha reso poco mondano, poco pratico. Una mia
conseguenza a questo, e che non gradisco, è che sentendomi poco pratico risolvo
le mie esperienze e le mie relazioni in un modo terreno, prevedibile: il
perfetto opposto in cui ci si aspetterebbe. Allora, ora sento un'attrazione
verso il concreto e il terreno, la materia, così che quando dovrò affrontare le
relazioni sarò maggiormente in grado di discernere.
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